Bambini ed emozioni "forti" N°21 - Novembre 2013


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N.21 - Novembre 2013 - 15/11/2013

BAMBINI ED EMOZIONI "FORTI"

 
Di fronte a eventi tragici della vita molto spesso gli adulti non sanno bene come comportarsi con i più piccoli della famiglia.  Il lutto è una delle esperienze più traumatiche che dobbiamo affrontare, a dire il vero gli stessi adulti hanno difficoltà a gestire le emozioni travolgenti che si scatenano.

Nel mese di novembre, tradizionalmente e culturalmente legato al ricordo dei cari scomparsi, abbiamo chiesto al professore  Miottello, direttore della Struttura Complessa di Neuropsichiatria Infantile di Bassano del Grappa, di aiutarci a capire come affrontare il tema del lutto con i bambini.

Lo ringraziamo della cortesia e della grande disponibilità che ha sempre dimostrato verso il progetto per l'Infanzia intrapreso dal comune di Rosà. Disponibilità che ci permetterà di cadenzare nell'anno molti altri  temi legati alle sue esperienze e che saranno argomenti di altre interviste.



La redazione News degli Amici del Villaggio
 

INTERVISTA

Caro dott. Miottello, cosa possiamo dire ai genitori e insegnanti in merito al trauma della scomparsa di una persona cara, in riferimento ai bambini e ragazzi?
Il tema del lutto è un argomento che ai tempi nostri si cerca di evitare, non se ne parla in famiglia, anche se per contro siamo bombardati a livello mediatico da molti eventi tragici: catastrofi naturali, drammi familiari, sempre più spettacolarizzati. Dobbiamo mettere subito tre punti fermi per parlare della morte:
1 - nella nostra società abbiamo perso la cultura della morte.
2 - per l'individuo è necessario elaborare la perdita, noi tutti dobbiamo dare un senso alla morte.

Più in generale che cos'è il lutto per una persona e per un minore?
E' un trauma, una esperienza di vuoto che scatena forti emozioni nelle persone, perché queste vengono private di una parte di sè. In particolare per i piccoli è una mancanza non concepibile. Un bambino non ha la capacità di pensare alla solitudine come condizione e la scomparsa di una persona vicina semplicemente non può accadere.
Quali strumenti abbiamo a disposizione in questi casi?
Ogni persona è unica sia nell'aspetto  sia nel modo in cui affronta ogni evento della vita. Perché dipende molto dal contesto in cui vive, le relazioni che ha instaurato con le persone che rimangono vicino a lei, le cose che rimangono, se c'è o meno una famiglia allargata che condivide il dolore.
Uno dei problemi di oggi è che molto spesso le famiglie sono chiuse in se stesse, quindi anche il dolore della perdita rimane all'interno di una stretta cerchia di persone.  Non c'è niente di peggio che dover superare momenti difficili nella solitudine.Il modo migliore è quello di condividere le emozioni, riconoscerle assieme ad una famiglia allargata, ad un villaggio, come accadeva un  tempo. In particolare nel passato dove le famiglie erano molto aperte e numerose, dove convivevano nella stessa contrada nonni, zii, cugini, amici, parlare della morte era molto più naturale e pratico: " si muore perché si vive ! ".Questo modo di affrontare l'evento permetteva di superare il trauma in modo più naturale.Anche la vostra esperienza, parla di Villaggio, unisce, mette insieme la gente e questo è positivo.
Qual è il comportamento migliore anche per aiutare i minori di fronte a questa necessità?
Ognuno di noi ha una certa soglia di resistenza o resilienza, ovvero la capacità di sopravvivere ai casi negativi della vita, la capacità di resistere senza crollare, senza"rompersi". Siamo quello che siamo sulla base delle esperienze che abbiamo avuto durante la nostra vita e fondamentale è il periodo da 0 a 3 anni. Compito dei genitori in questa fascia di età è quello di essere molto presenti in  modo costante e coerente in tutti i momenti della sua vita. In questo modo il bambino cresce sereno perché i genitori ci sono, sicuro perché sa già come i genitori si interessano di lui. Queste relazioni costanti, sicure, sono fondamentali per una corretta formazione dei bambini e creano quella sicurezza che è alla base dell'autostima. La capacità di avere fiducia in se stessi, nelle proprie forze, convinti di poter affrontare il mondo con la tranquillità di chi sa che alle spalle ci sono i genitori presenti; non si è soli.Non essere soli vuol dire essere conosciuti, riconosciuti da altre persone che anche nel momento del bisogno ti possono stare vicine,  sanno riconoscere e condividere anche i tuoi drammi. Molto importante è la continuità delle esperienze affettive su cui si può contare. Coerenza e continuità è una regola del cervello. Questa sicurezza permette di poter affrontare meglio gli eventi più difficili.E' utile ricominciare a parlare della morte in modo da riconoscere anche le emozioni che scatena. Parlare della morte, di questo evento che spesso per gli adulti è un argomento spinoso, da evitare, permette di esorcizzarla, di ridurre la paura che incute.
Quindi, nella pratica, è giusto far vedere la persona cara scomparsa prima del saluto finale? 
Questa è una decisione molto personale che deve tener conto dell'età del bambino, delle persone che gli stanno accanto e che lo possono aiutare a capire, della soglia di resilienza, della vicinanza della persona defunta.  I bambini più piccoli (minori di 4-6 anni) vanno rassicurati anche con piccole bugie, perché alcuni eventi non sono per loro tollerabili. " La mamma non muore mai ": per un bambino non è concepibile che uno dei genitori possa venire a mancare. E' bene prima educare i bambini alle emozioni, poterle esprimere per poterle riconoscere. Abituarsi a domande del tipo "Come ti senti?".  Possiamo aiutarli a esprimersi suggerendo un linguaggio rappresentativo, ad esempio: "mi sento come nel ghiaccio". In questo modo riesco a raffigurare, decodificare, concretizzare un malessere, una cosa irrazionale. Aiutiamo a padroneggiare le emozioni che altrimenti ci possono travolgere e "far perdere la testa ". Oltre che con il linguaggio possiamo raffigurare o far raffigurare ai bambini la morte con dei disegni: mi viene in mente il pittore Simone Baschenis con la Danza Macabra che esorcizza la morte raffigurandola. In ogni caso ogni l'esperienza è diversa come lo sono le persone e il loro bagaglio di esperienze: un bambino che si è trasferito con la sua famiglia in Italia e che proviene da un paese lontano dell'Africa dove magari c'era una situazione di vita difficile e la morte è un evento frequente e condiviso, avrà una maggiore capacità di affrontare il lutto anche di una persona cara. Il binomio " trauma forte – forza dell'individuo " rende molto questo concetto, come il detto " quello che non ti spezza ti rende più forte " .
Poi per aiutare i piccoli, ma anche i grandi, ad esorcizzare la paura della morte possiamo aiutarci con i racconti. Le fiabe hanno anche questo compito e ce ne sono di bellissime.



FIABE E LETTERATURA CONSIGLIATA
Su suggerimento del prof., abbiamo raccolto alcuni titoli che possono aiutare ad approfondire il tema trattato e alcune favole adatte per i bambini.
PER I GENITORI
-  La domanda che vola di Francesco Campione, editrice EDB
-  Per mano di fronte all'oltre di Francesca Ronchetti, editrice LA MERIDIANA
-  La morte raccontata ai Bambini di Bruno Ferrero, editrice ELLEDICI
PER I BAMBINI
-  Un paradiso per piccolo orso di Wolf Erlbruch, editrice E/O
-  Il mio maialino Amarillo di Satomi Ichikiwa, editrice BABALIBRI
-  Il mare del cielo di Cosetta Zanotti, editrice SAN PAOLO
-  Dov'è andato il nonno? di Cristina Petit, editrice SAN PAOLO
 



CHI E'


Dott. Piergiorgio Miottello
Direttore della Struttura Complessa di Neuropsichiatria Infantile ASL 3 di Bassano del Grappa.Laurea in medicina e chirurgia nell'anno 1977 nell'Università di Padova.Specializzazione in Neuropsichiatria Infantile  nell'anno 1980 nell'Università di Pisa.In servizio nell'ULSS n. 3 dal 1998.Gia' docente all'Università di Padova, Facolta' di Psicologia.
Ambito professionale: neuroscienze con specifico riferimento alle malattie neurologiche e in particolare epilessie e ai meccanismi cerebrali che sottendono le malattie psichiatriche ad esordio infantile.



A CHI RIVOLGERSI?
Ogni ASL ha un reparto o un dipartimento dedicato all'infanzia che offre un servizi nel territorio, in particolare con specializzazione di psicologia dell'età evolutiva mirata ai bambini.
A Bassano del Grappa l'ASL 3 risponde al numero 0424-885180 tutte le mattine dalle 8:30- 12:30.
La Struttura Complessa di Neuropsichiatria Infantile di Bassano del Grappa
L'attività di Neuropsichiatria Infantile esprime una competenza medico specialistica deputata all'inquadramento ed al trattamento dei disturbi neurologici e psichiatrici dell'età evolutiva secondo modelli ed azioni specifici e codificati.
Il Servizio di Neuropsichiatria Infantile si rivolge a soggetti in età evolutiva (0 – 17 anni) e alle loro famiglie e si occupa di problemi che possono insorgere nel corso dello sviluppo neuropsichico che si manifestano con disturbi che coinvolgono l'intelligenza, le prestazioni, la motricità, la comunicazione, il linguaggio, i comportamenti e le relazioni.
Presso la sede ospedaliera si effettuano:
  • valutazioni specialistiche delle manifestazioni cliniche neurologiche e psichiatriche del bambino e dell'adolescente che richiedono approfondimenti strumentali e valutazioni di particolare complessità anche in regime di ricovero ordinario e di day-hospital con particolare riferimento alle epilessie con approfondimenti neurofisiologici in particolare studio dell'attività elettrica cerebrale (EEG) e dell'organizzazione del sonno;
  • consulenze specialistiche ai minori ricoverati;
  • attività di inquadramento diagnostico e pianificazione del progetto terapeutico con definizione delle azioni e degli strumenti necessari. 
Presso la sede territoriale si valutano:
  • disturbi dello sviluppo della motricità;
  • disturbi dello sviluppo del linguaggio;
  • disturbi dello sviluppo dell'apprendimento;
  • disturbi della relazione e dello sviluppo emotivo ed affettivo;
  • disturbi generalizzati dello sviluppo;
  • disturbi neuropsicologici.


CURIOSITA'
 
Danza Macabra (particolare)Simone Baschenis (1495 circa – 1555) pittore italiano






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